Serena Costa
administrator | 15 Febbraio, 2022
Da circa 20 anni, la medicina ha attuato una svolta nell’ambito della cura delle patologie psichiatriche e neurologiche ed è stata proprio l’Italia la protagonista di questo nuovo approccio. La stimolazione magnetica transcranica è nata infatti nel Dipartimento di neurologia e psichiatria dell’Università Sapienza di Roma e consiste in una terapia non farmacologica basata sull’attivazione o sull’inibizione di specifiche aree cerebrali deputate all’integrazione delle funzioni motorie, sensitive e psichiche.
Le tecniche di neuromodulazione “NIBS” sono metodiche utilizzate con successo in un’ampia gamma di disordini psichiatrici e neurologici, spesso in pazienti moderati o gravi che non rispondono alle terapie convenzionali. Le metodiche maggiormente impiegate sono la TMS (Stimolazione magnetica transcranica) e la TDCS (Stimolazione elettrica transcranica).
Le tecniche di neuromodulazione presentano una comprovata efficacia, in quanto vengono ormai applicati protocolli standardizzati. Grazie agli stimoli elettrici è possibile indurre risposte nel sistema nervoso, “accendendo” i neuroni; con gli stimoli magnetici, invece, si può modulare l’attività dei circuiti neuronali, potenziandone o diminuendone l’attività, potenziando quindi la trasmissione dei segnali nei circuiti danneggiati o ripristinando il normale livello di attività in presenza di disfunzioni, con effetti anche duraturi, in rapporto alla ripetizione delle stimolazioni.
Le applicazioni delle neurostimolazioni
In particolare, queste tecniche sono eseguite:
- nel trattamento del craving da sostanza nelle dipendenze da stupefacenti (ossia il desiderio improvviso e incontrollabile di assumere una sostanza psicoattiva o un particolare alimento);
- nelle ludopatie (gioco d’azzardo patologico o gambling), rientrate a pieno titolo tra le nuove dipendenze ed equiparate per sintomi e fenomenologia all’alcolismo;
- nel disturbo depressivo maggiore;
- nella gestione del dolore neuropatico;
- nella riabilitazione motoria del paziente colpito da ictus;
- nel disturbo ossessivo compulsivo;
- nella riabilitazione cognitiva del paziente affetto da demenza, nel quale, attraverso il training cognitivo eseguito di concerto, queste tecniche riescono a ritardare il declino cognitivo progressivo tipico di queste patologie.
L’assenza totale di gravi effetti collaterali rende queste tecniche assolutamente sicure da somministrare: i trattamenti si configurano come indolori e non invasivi.
La novità
E c’è una novità che riguarda anche la sindrome da long Covid: la stimolazione magnetica transcranica sta rivelando benefici proprio nella riabilitazione e nella cura di disturbi post COVID-19, soprattutto in relazione al disturbo da stress post traumatico, che si manifesta con disturbi del sonno, attacchi di ansia e di panico, somatizzazioni, disturbi persecutori e depressione.
Ma le applicazioni delle neurostimolazioni non finiscono qui: benefici sarebbero stati riscontrati non solo nel mantenimento delle funzioni in pazienti affetti da Parkinson e Alzheimer, ma anche in chi è affetto da sclerosi laterale amiotrofica, sclerosi multipla,
diabete, obesità e binge eating.
Quante sedute effettuare?
Il numero di sedute da effettuare varia da patologia a patologia, a seconda del protocollo utilizzato: si passa dalle 10 sedute per le dipendenze alle 15-21 per le depressioni resistenti. Ma è fondamentale anche la risposta del paziente, su cui incidono fattori personali, terapie in atto e training psicologico.
Quali specialisti seguono il trattamento?
Il trattamento viene effettuato da un gruppo di lavoro, di cui fanno parte il neurologo e lo psichiatra, lo psicologo e il tecnico neurofisiopatologo esperti della tecnica.
Risultati
La letteratura medica raccolta in questi anni ha dimostrato come i risultati siano spesso ottimi: le percentuali di riuscita del trattamento, che consistono in un miglioramento importante della sintomatologia, sono vicine all’80%.
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