Serena Costa
administrator | 6 Dicembre, 2022
Ce lo spiega la dottoressa Marta Napoli, psicologa e collaboratrice del Centro medico Dynamica
I disturbi d’ansia sono sempre più frequenti, non solo tra gli adulti. Traumi, lutti, stress prolungati da lavoro sono solo alcune delle cause che portano le persone di ogni età a manifestare sintomi che necessitano di un sostegno psicologico adeguato. Gli ultimi 3 anni poi, caratterizzati dalle restrizioni a causa della pandemia, hanno portato a un incremento delle casistiche dei disturbi d’ansia tra gli adolescenti e perfino tra i bambini: dal rapporto 2020 dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), che analizza le famiglie italiane con figli minori di 18 anni, è emerso per esempio che nel 71% dei bambini maggiori di 6 anni sono insorte problematiche comportamentali e sintomi di regressione proprio a causa dell’isolamento sociale; negli adolescenti, invece, i disturbi più frequenti sono somatoformi (come la sensazione di mancanza d’aria), quelli d’ansia e quelli relativi al sonno (difficoltà ad addormentarsi o nel risveglio). L’indagine 2021 commissionata dal Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi (CNOP), poi, evidenzia un aumento del 31% dei pazienti in terapia con meno di 18 anni. Tra loro, uno su due vive un disagio psicologico e uno su dieci manifesta un disturbo.
Uno dei sintomi più frequenti che esprime il profondo disagio vissuto da una persona, di qualunque età si tratti, è quello dell’attacco di panico: un evento che sconvolge la vita quotidiana, soprattutto se non viene ascoltato, capito e curato per tempo, andando a comprenderne le cause. Ne parliamo con la dottoressa Marta Napoli, psicoterapeuta in formazione nell’ambito della terapia cognitivo-comportamentale, e collaboratrice del Centro Dynamica.
Dottoressa Napoli, cosa sono e come si manifestano gli attacchi di panico?
L’attacco di panico è una crisi di ansia acuta. Si manifesta con sintomi simili all’ansia, ma vissuti in maniera più intensa e per attimi brevi (di solito da 5 a 20 minuti). Sintomi tipici di un attacco di panico sono palpitazioni, tachicardia, sudorazione, nausea o disturbi addominali, tremori, vertigini, sensazione di soffocamento. A questi sintomi si accompagna spesso la paura di impazzire e di morire. A volte, gli attacchi di panico sono così intensi da dare la sensazione di essere colpiti da un attacco di cuore.
Cosa è, invece, il disturbo di panico?
Il disturbo di panico, secondo il Dsm-5, si considera diagnosticato quando si verificano attacchi ripetuti e inaspettati seguiti da un periodo di tempo, almeno un mese, in cui è presente un timore persistente di avere altri attacchi di panico o timore delle conseguenze dell’attacco (per esempio, timore di perdere il controllo o impazzire), modifiche nel comportamento a causa degli attacchi di panico (per esempio, si evitano situazioni che potrebbero causare un attacco).
Come mai gli attacchi di panico sono aumentati a seguito della pandemia da Covid-19?
L’apprensione per il futuro, l’incertezza del non sapere come si evolverà la nostra vita in questo momento storico genera una proiezione anticipata di un pericolo, che esso sia reale o percepito: questa è l’ansia, che può avere sintomi fisici di tensione. Ad amplificare questa sensazione non è solo l’entità della malattia, ma la necessità di seguire tutte le regole che siamo tenuti a rispettare per non diffondere il contagio e proteggerci da ogni minaccia. Si sperimentano quindi disturbi d’ansia, ovvero una paura eccessiva associata spesso a tensione muscolare e vigilanza costante, generando così reazioni di fuga o attacco.
Cosa fare quando si verifica un episodio?
Per quanto possa essere paralizzante avere un attacco di panico, bisogna agire in questa successione:
- cercare di mantenere la calma;
- respirare profondamente;
- allontanarsi subito dal contesto in cui l’attacco è esploso e trovare uno spazio tranquillo, areato e comodo dove sedersi;
- una volta comodi, respirare, in modo da normalizzare il battito cardiaco;
- cercare l’aiuto di una persona cara o individuare qualcuno che ci possa stare vicino fino a quando non troveremo il nostro equilibrio.
Come si cura l’attacco di panico?
Per un pieno recupero è importante chiedere aiuto a un professionista il più presto possibile. La terapia, infatti, è molto più efficace se iniziata appena i disturbi si presentano. Se non curato, può diventare debilitante, portare all’isolamento sociale e aumentare il rischio di sviluppare altri problemi di salute mentale. La cura consiste principalmente nella terapia psicologica e farmacologica, che si propone di ridurre il numero di attacchi e di alleviare la gravità dei disturbi. La terapia cognitivo-comportamentale rappresenta un valido aiuto, perché fa comprendere alla persona che non deve evitare le situazioni che causano attacchi di panico, riconoscendo quando la sua fobia non è fondata, facendo fronte all’ansia anticipatoria con una respirazione controllata e rallentata o ad altre tecniche che promuovono il rilassamento. Tra queste figura la mindfulness, una pratica che si concentra sulla consapevolezza del presente, insegnando al paziente a non aver paura degli attacchi di panico, a pensare che in futuro possono essere superati, che si può quindi guarire totalmente, e a capirne i motivi per cui si sono presentati.
È sempre necessario ricorrere a una terapia farmacologica?
Il trattamento farmacologico può prevenire o ridurre notevolmente il numero di attacchi di panico, agendo sui sintomi. Tuttavia, senza la psicoterapia, i farmaci non possono aiutare le persone a preoccuparsi meno per gli attacchi futuri e cessare di evitare le situazioni che causano gli attacchi di panico.
Perché ci sono ancora tanti pregiudizi sulla psicoterapia?
Perché si ritiene che solo le persone deboli abbiano bisogno di andare dal terapeuta. Al contrario, chi decide di chiedere aiuto è già sulla buona strada per risolvere le sue difficoltà, in quanto le riconosce e ne è consapevole. Purtroppo, si tende ad abusare degli psicofarmaci, che pur essendo utili, agiscono sulle conseguenze di un problema e non sulle cause. La psicoterapia è un atto di fiducia reciproco fra paziente e terapeuta, la cui durata dipende dagli obiettivi che si vogliono raggiungere. Ma è pur vero che cambiare i comportamenti e soprattutto i modi di essere disfunzionali richiede tempo e impegno.
Leave Comment